Il BMI (Body Max Index, in italiano IMC – Indice di massa corporea) è un valore che si ottiene mettendo in relazione peso e altezza di una persona con una formula matematica. In base al risultato, una persona può essere considerata sottopeso, normopeso, sovrappeso o con obesità.

Per quanto riguarda la condizione di obesità, è ancora sufficiente solo la misurazione del BMI?
Pur essendo l’obesità definita come una patologia metabolica cronica e multifattoriale, la questione resta dibattuta. Il BMI non ci permette di inquadrare con precisione lo stato di salute o di malattia di una persona e inoltre può sovrastimare o sottostimare la sua reale massa grassa/adiposa corporea, che è un dato realmente determinante per le conseguenze patologiche associate all’obesità.

Una definizione aggiornata

Nei giorni scorsi è stata pubblicata la riflessione della commissione “Lancet Diabetes & Endocrinology Global Commission” che rivisita la definizione di obesità, sostenuta da settantacinque associazioni mediche nel mondo e da molteplici associazioni di Pazienti.

L’obesità per la Commissione va definita in caso di eccesso di massa adiposa e presenza di patologie e condizioni associate, ivi comprese la disabilità e le limitazioni funzionali. 
Viene così distinta l’obesità clinica, in cui sono presenti queste comorbidità, dall’obesità preclinica, in cui esiste un livello variabile di rischio patologico ma senza vere e proprie comorbidità già associate.

L’obesità clinica è definita come una condizione di obesità associata a segni e/o sintomi oggettivi di ridotta funzionalità organica (fino al rischio per la vita, come in caso di gravi patologie cardiache o renali), oppure a capacità significativamente ridotta di svolgere attività quotidiane come lavarsi, vestirsi, mangiare e usare la toilette, direttamente a causa di un eccesso di grasso corporeo.
Alcuni esempi: m
ancanza di respiro (dispnea) causata dagli effetti dell’obesità sui polmoni, insufficienza cardiaca indotta dall’obesità, dolore al ginocchio o all’anca con rigidità articolare e ridotta mobilità, alcune alterazioni delle ossa e delle articolazioni nei bambini e negli adolescenti che limitano il movimento, altri segni e sintomi causati dalla disfunzione di altri organi compresi i reni, le vie aeree superiori, il sistema nervoso, il sistema urinario e quello riproduttivo e il sistema linfatico.

L’obesità preclinica è una condizione di obesità con normale funzione d’organo. Sussiste un rischio variabile ma generalmente aumentato di sviluppare in futuro obesità clinica e molte altre malattie non trasmissibili, tra cui il diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro e malattie mentali. Di conseguenza, anche questi/e Pazienti dovrebbero essere supportati correttamente per ridurre il rischio di malattia.

Tutto questo porta alla necessità di costruire percorsi di cura adeguatamente personalizzati evidence-based in base alla condizione specifica, che determina le scelte terapeutiche e la priorità nella cura, oltre alle strategie generali di sanità pubblica. Esse comprendono anche le strategie di prevenzione per evitare un potenziale aggravamento delle condizioni di una persona con diagnosi di obesità preclinica.

Oltre a ciò, rende necessaria una valutazione antropometrica precisa nell’ambito di una visita medica per la definizione diagnostica di un/a Paziente con obesità, comprendendo sempre – salvo controindicazioni cliniche – la misurazione della composizione corporea (BIA, Body Impedance Analysis).
Tale misurazione andrà rivalutata progressivamente nell’ambito di percorsi di terapia e di controllo salutare del peso.

La Commissione sottolinea infine anche la necessità di combattere lo stigma associato all’obesità, promuovendo un’attenzione necessaria per una corretta presa in carico, nel giusto rispetto alla base di una società civilmente progredita.
Il tutto si rende importante per attuare una corretta gestione di una delle maggiori sfide sanitarie mondiali attuali.

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